Mistagogia

Benvenuto nella sezione dedicata alla Mistagogia (11-12 anni)

La Mistagogia è un tempo per approfondire i misteri celebrati, per consolidare la vita cristiana pienamente inseriti nella comunità, per diventare responsabili della propria vita cristiana a partire dai doni ricevuti e per assumere i primi impegni di servizio all'interno della Comunità. 

Il termine “mistagogia” ha origine dal verbo greco “myèo” (= iniziare ai misteri) e indica la particolare relazione che esiste tra il cristiano e il mistero di Cristo creduto, celebrato e vissuto nella comunità. Una parola specifica nella tradizione cristiana, forse diffcile da pronunciare e da assimilare, tuttavia ancor più diffcile da sostituire. Ne apprenderemo il significato vivendola nelle comunità. 

Già nella Chiesa dei primi secoli, dopo aver aderito a Cristo e aver celebrato durante la Veglia pasquale i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana, nelle settimane di Pasqua i neofiti erano introdotti nella comprensione vitale dei sacramenti, di cui tuttavia avevano imparato a riconoscere i segni in riferimento alle esperienze bibliche fatte in precedenza; ed erano condotti per mano a vivere in conformità con quanto avevano celebrato. Questo itinerario “mistagogico” non può avere esito se non introduce concretamente in una comunità che crede, celebra e vive la fede nel tessuto delle sue relazioni quotidiane, nella testimonianza offerta agli abitanti del quartiere e alle persone incontrate negli ambienti di vita. 

Oggi il Rito per l’Iniziazione cristiana degli adulti, cui fa riferimento come a modello anche l’Iniziazione cristiana dei ragazzi, ribadisce che la mistagogia tende a una viva «esperienza dei Sacramenti ricevuti» e si realizza in un contesto di vita comunitaria intensa e coinvolgente. 

A questo scopo è necessario che le parrocchie operino un salto di qualità, passando da una pastorale che prepara ai Sacramenti a una pastorale che vive dei sacramenti, per inserire a poco a poco i nuovi cristiani nella vita della comunità e aiutare così a vivere nel quotidiano il Sacramento celebrato o il “mistero” (= evento di salvezza) sperimentato. 

La meta è il compimento del Regno in noi, la realizzazione della santità, e in definitiva è la vita eterna da raggiungere lungo il corso dell’intera esistenza (v. Sacrosanctum Concilium, 59). 

La “mistagogia” in senso stretto è il raccordo irrinunciabile tra il percorso iniziatico e il cammino di formazione permanente nella Parrocchia, nei gruppi, nei servizi resi alla comunione e alla missione della propria comunità cristiana fino alla perfezione della santità (Fil 3,8-14).

 

Da Orientamenti al n. 62 - La sfida della mistagogia

Rimane un vero “nodo” pastorale in tante realtà la concentrazione della cura pastorale limitatamente alla fascia 7-12 anni, mentre risultano prive di un’adeguata attenzione sia la fase della prima infanzia sia quella della preadolescenza.

In particolare, si sottolinea la necessità di elaborare proposte pastorali adeguate rispettivamente per i ragazzi di 12-14 anni e per gli adolescenti di 15-18: pur in continuità con il percorso di iniziazione avviato in età scolare, siano segnate da una forte discontinuità che tenga conto non solo delle mutate attitudini cognitive ma anche dello sviluppo psico-affettivo-corporeo e spirituale che investe la loro vita. Indubbiamente il riferimento alla mistagogia è in grado di offrire più di un motivo ispiratore a chi affronta questa impresa, unitamente alle esperienze condotte da anni in oratori, associazioni e movimenti ecclesiali. La mistagogia, infatti, è tempo propizio di passaggio dalla straordinarietà dell’esperienza iniziatica – sostanziata dalla ricchezza dei Sacramenti celebrati – all’ordinarietà di una vita comunitaria centrata sull’Eucaristia; è tempo della memoria del dono ricevuto, tempo di un’esperienza bella di Chiesa e, quindi, di un’appartenenza coinvolgente, in un’età in cui la vita esplode in tutta la sua complessità e intensità.

Una simile proposta pastorale dovrebbe, evidentemente, essere realizzata in sinergia con quanto poi offerto a livello degli itinerari di pastorale giovanile. In tale prospettiva le questioni di metodo non sono secondarie: parlare di «itinerari mistagogici» significa accettare modalità esperienziali, capaci di servirsi di attività di laboratorio, prevedere uscite sul territorio percorrendo distanze sempre più ampie, con l’intervento di esperti e di testimoni; definire la modulazione fra tempi di liturgia e spiritualità, riflessione e approfondimento, assunzione e restituzione creativa. L’adesione alla comunità si configura poi anche come maturazione di adeguate responsabilità e in esperienze di servizio caritativo ed educativo. Un valore straordinario ha, in questa fascia di età, l’accompagnamento spirituale e la proposta della direzione spirituale.