Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio
Situata a nord della centralissima piazza Campello, la chiesa collegiata acripresbiterale dei Santi Gervasio e Protasio è la chiesa principale della città.
Origini e l’edificio rinascimentale
La chiesa affonda le sue origini nel Medioevo (XI-XII secolo), epoca in cui l'edificio veniva a trovarsi al limitare meridionale dell'abitato che si sviluppava ai piedi del castel Masegra. Nel 1325 venne compresa entro la cinta muraria costruita per difendere la città dall'attacco dei ghibellini comaschi. La piazza dove sorge la chiesa verrà in seguito denominata "Campello", in quanto in un'area cintata accanto alla Collegiata si trovava il camposanto. La chiesa subì nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti che la adeguarono via via alle mutate esigenze della comunità, rinnovandone lo stile.
Mentre nulla è dato sapere circa l'aspetto dell'edificio medievale, per l'epoca cinque e seicentesca disponiamo di parecchie informazioni documentarie, anche se l'ampliamento del primo settecento ha pressoché cancellato ogni traccia della preesistente struttura, a sua volta frutto di interventi costruttivi e decorativi risalenti a varie epoche. Del periodo rinascimentale sono sopravvissute unicamente alcune mensole intagliate dell'originario soffitto a vista - ancora oggi visibili nel sottotetto dove vennero reimpiegate quando l'allargamento della navata impose la costruzione di un nuovo tetto - e l'architrave scolpito con i capitelli marmorei dell'antico portale maggiore, conservati presso il Museo Civico di Sondrio.
Ricostruzione settecentesca
L'attuale edificio è frutto di tre distinti interventi che riguardarono rispettivamente la navata (anni 1727-1739), il presbiterio (1797) e la facciata (1838). Il primo fu avviato con lo scopo di rendere più spaziosa la vecchia chiesa. Il progetto, elaborato dal celebre pittore e architetto valtellinese Pietro Ligari comportava l'ampliamento della navata e la completa ricostruzione della zona presbiterale in forme monumentali che prevedevano anche l'inserimento di una grande cupola. Per una serie di ritardi e di problemi economici l'idea ligariana trovò però attuazione solo nell'aula; il presbiterio venne infatti ricostruito nel 1797 dall'architetto Pietro Taglioretti secondo una concezione architettonica ormai neoclassica che a fatica si accorda con la navata barocca. Neoclassica appare anche la facciata, ricostruita nel 1838 sopra quella di ideazione ligariana.
L'aspetto odierno
La facciata
Realizzata su progetto dell'ingegnere sondriese Giuseppe Sertoli, la facciata presenta nella parte inferiore un ordine architettonico di colonne ioniche e nella parte superiore un'alta zoccolatura su cui poggia un ampio finestrone semicircolare. Corona la facciata un timpano triangolare. La lunetta sopra il portale ospita un affresco ormai illeggibile di Antonio Caimi (1845) che raffigura la Madonna col Bambino fra i santi Gervasio e Protasio.
La navata
In sintonia con i modelli architettonici più diffusi nell'epoca, Pietro Ligari nel 1727 progettò la navata della chiesa costituita da un'unica grande aula coperta da una volta a botte. Entro lo spessore delle pareti laterali si aprono le sei cappelle ed i soprastanti matronei inquadrati da coppie di paraste con capitelli corinzi. Pietro Ligari progettò anche numerosi elementi di arredo, fra cui i sei altari laterali per i quali l'artista predispose nel 1733 dettagliati disegni fortunatamente giunti fino a noi. L'esecuzione fu affidata ai rinomati fratelli Buzzi di Viggiù, impegnati a quel tempo presso il Duomo di Milano. L'altare del Sacro Cuore è invece opera del marmorino Melchiorre Giudice.
I dipinti delle pareti e delle volte risalgono alla fine dell'Ottocento, ad eccezione del fregio monocromo con scene bibliche visibile sotto il cornicione del presbiterio, eseguito nel 1797 dal pittore P. Scola. Nel 1874 si affrontò là decorazione della navata, affidandosi al milanese Eugenio Ponzio per le quadrature e al pittore Giovanni Gavazzeni per l'affollata Assunzione della Vergine al centro della volta.
La chiesa custodisce diverse tele; entrando da destra e ritornando lungo il fianco sinistro, si incontrano:
- Ritratto ideale del beato Nicolò Rusca, opera del sondriese Antonio Caimi (1852). La tela, fino al 2012, sormontava i resti mortali dell'Arciprete, ora traslate al di sotto dell'altar maggiore.
- Beata Vergine del Rosario con i santi Domenico e Stefano, eseguita da P. Ligari nel 1738, già entro la vicina cappella dedicata a S. Giovanni Battista, oggi posta fra la prima cappella laterale, dedicata a S. Antonio, e la successiva.
- Battesimo di Cristo, anch'esso del Caimi (1850), nella seconda cappella.
- Transito di S. Giuseppe, del luganese Giuseppe Petrini (1755), fra la seconda e la terza cappella.
- Presentazione di Gesù al Tempio e Adorazione dei Magi, dei fratelli comaschi Giovan Paolo e Giovanni Battista Recchi (1638), già nella cappella del Rosario (successivamente dedicata al Battista), oggi presso la scalinata di accesso al presbiterio, l’una di fronte all’altra.
- S. Gervasio e S. Protasio, di P. Ligari (1725), nei coretti ai lati del presbiterio, la prima a destra e l'altra a sinistra.
- Trasporto delle reliquie e Martirio dei santi titolari, realizzate da Giacomo Parravicini (detto il “Gianolo”) fra il 1705 e il 1706, anch'esse nei due coretti.
- Adorazione del SS. Sacramento, di P. Ligari (1727), eseguita per la sede - non più esistente - della Confraternita del SS. Sacramento, tuttora a sinistra dell'arco trionfale.
- Morte di S. Giuseppe (affresco), opera del valtellinese G. Gavazzeni (1876), nella dedicata cappella (la seconda a sinistra).
- Messa di S. Gregorio, sempre di P. Ligari (1720), fra la cappella di S. Giuseppe e quella dei Crocifisso.
Altri elementi di interesse sono la vasca battesimale (XVI secolo), il pulpito, la cantoria e l’organo (XX secolo).
Il presbiterio
Stilisticamente discordante rispetto alla navata, il presbiterio venne costruito nel 1797 su progetto dell'architetto Pietro Taglioretti, attivo a quel tempo a Milano. La concezione architettonica neoclassica traspare nell'uso di massicci pilastri, di colonne ioniche giganti e nella decorazione pittorica a lacunari della volta. Nei pilastri trovano posto quattro statue in scagliola raffiguranti S. Gervasio, S. Protasio, S. Andrea e S. Pietro. Di forme tipicamente neoclassiche, l'altare a tempietto è opera dei bergamaschi Antonio Galletti e Giovanni Battista Novi (1827). I preziosi marmi sono accostati secondo lo stile dell'epoca, ormai lontano dal gusto barocco che informa i variopinti altari settecenteschi della navata. Il coro, costituito da venti stalli lignei, fu intagliato tra il 1701 e il 1705 dal veneziano Giovanni Battista Zotti, artista che in quegli anni lasciò in Valtellina molte opere di pregio. I pannelli intagliati dello schienale, inquadrati da cariatidi su colonne tortili, recano in rilievo Storie dell'Antico Testamento.
Entro una teca che pende dal catino absidale, dal 1795 è conservato un prezioso reliquiario a croce, originariamente collocato presso la cappella del Crocifisso. Fu donato alla Confraternita della Buona Morte da Francesco Saverio Guicciardi nel 1709. Realizzata in lamina dorata, conserva, all'incrocio dei bracci, un frammento della S. Croce, mentre entro le minuscole teche dei bracci trovano posto le reliquie di apostoli, santi e martiri i cui nomi sono incisi sul retro.
Il campanile
Mentre fervevano i lavori per l'ampliamento della Collegiata, avviato nel 1727, Pietro Ligari si dedicava anche alla progettazione del campanile che la comunità intendeva costruire accanto alla chiesa. Il disegno firmato e datato 1733 è forse uno dei più belli tra i numerosi prodotti dall'artista e ben documenta la cultura architettonica del Ligari, aggiornata rispetto al linguaggio barocco ma ancora profondamente ancorata a schemi della grande tradizione cinquecentesca. La comunità di Sondrio non era però in grado di affrontare spese troppo onerose, e al Ligari fu chiesto di elaborare proposte più semplici.
Tuttavia neppure il progetto del 1742, ridotto in altezza e meno ricco di decorazioni, accontentò la committenza, e alla fine il campanile fu realizzato secondo un terzo progetto predisposto dal capomastro ticinese Giacomo Cometti. Ciò avvenne in quanto il capomastro, che aveva sovrainteso per anni alla costruzione della Collegiata ma che si era cimentato anche nella progettazione, pretendeva un compenso inferiore rispetto al Ligari. L'idea del Cometti - più semplice rispetto a quella ligariana ma pur sempre grandiosa nell'elaborazione della cella campanaria e della soprastante lanterna - si rivelò comunque di costosa realizzazione e fu perciò messa in atto solo fino a metà campanile. Alla morte del Cometti, avvenuta nel 1756, si chiese infine all'architetto Pietro Solari di proseguire i lavori sulla base di un progetto ulteriormente ridimensionato. Ma evidentemente era destino che anche quest'ultima idea non trovasse attuazione: nei due anni a seguire la Comunità di Sondrio si trovò costretta a finanziare la ricostruzione dell'unico ponte sul Mallero crollato a seguito di rovinose alluvioni. Vennero perciò a mancare i fondi necessari al completamento del campanile che rimase privo del coronamento superiore.
Oggi la torre ospita un concerto di 9 campane realizzate nel 1936 dalla ditta Giuseppe Ottolina di Seregno.
Informazioni tratte da: AA. VV., Guida Turistica della Provincia di Sondrio, Banca Popolare di Sondrio, Sondrio 2000.