San Rocco
Origini
La chiesa di S. Rocco fu eretta nel 1513 fuori dell'abitato, dopo che fu scongiurata la diffusione della peste che aveva infierito in Sondrio e nei paesi circostanti. Con queste note il cronista Stefano Del Merlo ci riferisce sull’origine della chiesa:
«Adì 17 agosto 1513 si rinnovò il morbo a Sondrio in casa di Lorenzo Bettuccio, ed morirono persone 4 ma per grazia d’Iddio non passò più oltre, ed fu più tosto per miracolo d’Iddio che per nostro provesione; pur non vi fu mandato per la Comunità di gran sollecitudine, et spesa et nota, che per il sopraddetto caso fu principiata la Chiesa di Santo Rocco, ed s’è fatto voto per il detto Comune di celebrar la festa di San Rocco in perpetuo».
Le epidemie si ripeterono anche nei secoli successivi e in caso di necessità l’edificio, essendo allora fuori le mura della città ed in aperta campagna, veniva adibito a lazzaretto. La storia di questo luogo si intreccia anche con il triste capitolo della caccia alle streghe: sappiamo infatti da alcuni carteggi processuali del XVII secolo che nel piazzale antistante la chiesa venivano eretti i roghi per le vittime dell’Inquisizione.
In tempi migliori, nel 1756, la chiesa divenne luogo di riunione dell’Accademia dei Taciturni, un consesso di nobili, canonici e cittadini appassionati di poesia che, con esiti piuttosto modesti, si dilettava nella produzione di componimenti in versi ispirati a San Giovanni Nepomuceno: il manoscritto originale che li raccoglie è tuttora conservato presso la Biblioteca Civica.
Il vecchio ossario lungo il lato meridionale e il piccolo campanile a bifore che sorgeva verso nord vennero abbattuti in tempi diversi a seguito della costruzione del collegio dei Salesiani e dei grandi lavori di sistemazione della chiesa, riaperta al culto il 20 ottobre 1897.
Aspetto odierno
La chiesa presenta esternamente una facciata a capanna con un rosone semicircolare sotto il quale si trova una vasto porticato a volte, sorretto da due colonne poste al centro, da robusti pilastri ai quattro angoli e da due piccole colonne davanti, poggianti su un basso muretto che delimita tutto il portico, salvo il passaggio centrale e i due laterali. Il portale, leggermente greve, è in pietra grigia in stile rinascimentale; molto più elegante appare quello posto sul fianco destro, della stessa pietra, decorato di rosoni con gli stipiti muniti di mensoline sorreggenti l'architrave su cui poggia una lunetta al centro della quale vi è targa in pietra con la scritta «1528 factum fuit hoc opus».
L'interno è a una sola navata con tetto a capriate, ad eccezione del presbiterio che è a volta. Sul lato sinistro si aprono due cappelle con altari moderni in marmo sul primo dei quali vi è una tela di P. G. Crida ritraente S. Giovanni Bosco con due giovanetti (1936). L'altra cappella è dedicata a Maria Ausiliatrice. Nell'abside semicircolare trova spazio l'altar maggiore sormontato da un'esuberante ancona in stucco con girali, angeli-cariatidi e angioletti vari (XVII secolo), che incornicia una tela raffigurante la Vergine seduta col Bambino e i santi Rocco e Sebastiano, commissionata nel 1594 a Cipriano Valorosa dalla comunità di Sondrio e ultimata dal figlio dell'artista.