Pensierino n° 230 - 26ª domenica del tempo ordinario

Carissimi parrocchiani di Sondrio,
in questi giorni festeggiamo i 125 anni della presenza in Valtellina dei Salesiani. Trascrivo dal resoconto del Prof. Spini:

“Venerdì 24 settembre 1897, alla stazione ferroviaria di Sondrio, verso le tredici. Un anziano signore e alcuni sacerdoti, uno dei quali con le insegne ordinarie di “cameriere segreto soprannumerario” (rosso-violacei il fiocco della berretta, le filettature della veste e la fascia), aspettavano il treno partito alle 9 e 10 da Milano, il primo della giornata, in arrivo; l’altro era previsto solo per la sera. Si trattava del Sindaco Toccalli, dell’Arciprete Stoppani, di don Miotti e di un altro Canonico della Collegiata. 

Fischi ripetuti, pennacchi di fumo dietro la curva e poi la locomotiva apparve sbuffando, s’avvicinò ansimante, rallentò, si fermò sferragliando e stridendo davanti alla pensilina. Dal treno scese, tra gli altri, il gruppo di viaggiatori attesi dalle personalità locali, che si mossero loro incontro: erano don Federico Moratti nominato Direttore, don Luigi Rocca allora Economo Generale della Congregazione Salesiana, il Chierico Pastorino Paolo e il Coadiutore Rodda Francesco mandati da don Rua perché su richiesta dei Sacerdoti della città “raccogliessero i figli abbandonati del popolo, onde fossero educati cristianamente ed istruiti nelle scuole elementari per apprendere in seguito un mestiere nell’Istituto stesso” e … dell’altra.  

Della gioventù, insomma, sulla quale i tempi preannunciati dai fischi, dal fumo e dai rumori della ferrovia stavano già anticipando difficoltà e bisogni nuovi, anche in una realtà fisica e geografica ancora appartata e in ritardo. Saluti, parole deferenti e cordiali e poi insieme tutti sul piazzale. 

Chi li aveva desiderati e chiamati aveva forse la sensazione soddisfatta di aver concluso la propria parte, chi era stato mandato si chiedeva quale terreno lo aspettasse, senza illudersi di trovare in quell’ambiente, a vista d’occhio raccolto e tranquillo, problemi semplici e, quindi, una missione di tutto riposo”.

Essere risusciti in questi 125 anni ad interpretare, pur con errori di prospettiva e decisioni discutibili, le mutate sensibilità rimanendo fedeli al carisma è la formula che ci consentirà di guardare al futuro con rinnovato slancio, pur sapendo che la sfida educativa si farà sempre più difficile e complessa. Grati per il passato, affidiamo il futuro alla protezione di don Bosco e di Maria Ausiliatrice.

don Giacinto Ghioni
Direttore dell’Istituto salesiano di Sondrio

P.S. Questa domenica il nostro vescovo, il Cardinale Oscar Cantoni, celebra la Messa solenne con il calice che appartenne a san Giovanni Bosco e con una pianeta indossata dal beato Michele Rua, primo successore del fondatore dell’Opera Salesiana. Due importanti reliquie... il cammino di santità continua.

 

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